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Cancro al cervello per il cellulare, la Cassazione dà ragione al manager malato Innocente Marcolini: «La gente deve sapere cosa rischia»

Sábado 20 de octubre de 2012 · 1353 lecturas



Cancro al cervello per il cellulare,
la Cassazione dà ragione al manager malato
Innocente Marcolini: «La gente deve sapere cosa rischia»

Innocente MarcoliniInnocente Marcolini
Non vuole parlare di vittoria, ma di rispetto delle norme e della necessità che ci sia consapevolezza su quanto siano dannose le onde elettromagnetiche e che le persone usino i cellulari seguendo alcune regole ben precise per evitare gravi problemi di salute. Non vuole enfatizzare il successo, ma la Corte di Cassazione, sezione lavoro, nei giorni scorsi ha dato ragione a Innocente Marcolini, 60 anni di Carpenedolo, ex dirigente d’azienda: è stato l’uso continuo del cellulare per motivi di lavoro a sviluppare il tumore benigno al trigemino, la sua è una malattia professionale. I giudici della Cassazione hanno respinto il ricorso dell’Inail costretta a versare al dirigente una pensione per una invalidità all’80 per cento.Un tumore per colpa del cellulare, la storia di una manager bresciano

«La mia non è una battaglia personale - ci tiene a precisare - ma volevo solo che venisse riconosciuto il legame che c’era tra la mia malattia e l’uso del cellulare e del cordless. Volevo che questo problema diventasse di dominio pubblico perché molte persone non sanno ancora il rischio che corrono parlando a lungo al cellulare senza utilizzare l’auricolare, oppure tenendolo infilato nella tasca dei pantaloni». E non è un caso che la stessa malattia abbia colpito anche un collega, Francesco Morelli, stessa multinazione e stesso uso smodato del cellulare.
Il dolore Marcolini l’ha provato sulla sua pelle. Nel 2002 gli viene diagnosticato un tumore benigno al trigemino sinistro. «Per dodici anni - spiega - sono stato direttore finanziario e del personale di una multinazionale bresciana. Ero sempre al telefono, o meglio al cellulare e al cordless: facevo telefonate continue, almeno 5 o sei ore al giorno. Sempre con il cellulare attaccato all’orecchio. Il vivavoce lo usavo solo in auto». Tutto normale fino all’estate del 2002: «Mi sono alzato con un formicolio al mento, come se fossi stato anestetizzato. Mi sono rivolto al medico di base che mi ha indirizzato al pronto soccorso e poi ho fatto una risonanza magnetica. Era il 2 luglio, dopo tre ore di risonanza magnetica il medico mi ha spiegato il problema: neurinoma del ganglio di Gasser, un tumore benigno al nervo trigemino sinistro».

Marcolini si è preoccupato, ma non disperato. E ha iniziato a voler capire. «Mi ricordavo le lezioni alle medie del professore di Educazione tecnica che parlava del rischio delle onde elettromagnetiche. Sono partito da quelle conoscenze e poi ho navigato in Internet e ho maturato la convinzione che i miei problemi di salute fossero legati al lavoro, all’uso continuo del telefono senza fili. Non mi ero ammalato perchè sfortunato, ma c’era una ragione nella mia malattia». La sua grinta e la competenza di chi lo ha accompagnato nella sua battaglia - i professori Giuseppe Grasso, neurochirurgo di Brescia e il professor Angelo Gino Levis, oncologo e ordinario di Mutagenesi Ambientale all’Università di Padova (il suo sito è applelettrosmog.it) l’hanno portato alla vittoria dei giorni scorsi.

Ma per Marcolini non è finita: il suo calvario non è finito, la sofferenza è costante, ma una nuova sfida si profila all’orizzonte. Ne parla con entusiasmo. Da quest’estate è presidente dell’Asd, l’associazione sportiva dilettanti di Carpenedolo. L’associazione ha già più di cento iscritti, ragazzini che vogliono calcare il prato, affondando i chiodi delle scarpette nell’erba, lasciando perdere per qualche ora alla settimana videogiochi e cellulare. Ma un pericolo si insinua anche qui e Marcolini l’ha già individuato. «Dietro alla porta sud del campo c’è una torre di antenne alte 30 metri e sotto ci sono anche la piscina comunale e il tennis. Che rischi corrono i bambini e gli sportivi?». Marcolini lo vuole sapere.

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Wilma Petenzi

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